Il Welfare aziendale, questo sconosciuto
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Dal primo rapporto Censis-Eudaimon 2018 sul welfare aziendale emerge che solo il 17,9% degli occupati in Italia sa esattamente cosa sia il welfare. Il 58,7% lo conosce solo per grandi linee, il 23,6% non sa cosa sia.
Chi lo conosce meglio lo apprezza: il 74,4% preferisce le attività e i servizi di welfare agli aumenti retributivi, tra questi soprattutto gli occupati con redditi elevati. Minore il consenso tra operai e lavoratori con stipendi bassi.
Un’attività, quella del welfare, stimata in 21 miliardi di euro come valore potenziale complessivo delle prestazioni e dei servizi di welfare aziendale.
Di fronte alla possibilità di trasformare quote premiali della retribuzione in prestazioni di welfare, il 58,7% dei lavoratori si dice favorevole, il 23,5% contrario. Ad essere più favorevoli i dirigenti e i quadri (73,6%), i lavoratori con figli piccoli (fino a 3 anni per il 68,2%), i laureati e i lavoratori con redditi medio alti (62,2%).
Il sostegno al welfare aziendale diminuisce al decrescere dei redditi dei lavoratori. L’attuale normativa che premia fiscalmente il welfare aziendale sta avendo il merito di far crescere il settore, ma – nel medio periodo – rischia l’effetto paradossale di favorire di più i lavoratori con redditi alti e non quelli con redditi bassi e maggiori bisogni sociali.
Tra i servizi più richiesti e desiderati dai lavoratori: la sanità (53,8% delle preferenze degli occupati), la previdenza integrativa (33,3%), i buoni pasto e la mensa aziendale (31,5%), buoni acquisto e convenzioni con negozi (21,3%), asili nido, centri vacanze e rimborsi per le spese scolastiche dei figli (20,5%).
Il 47,% dei lavoratori è favorevole al welfare aziendale perché è convinto che migliori il clima dell’azienda. Il 16,8% perché fa aumentare la produttività dei lavoratori. L’effetto positivo sul clima aziendale è la ragione richiamata prevalentemente dai lavoratori che si dicono favorevoli, con un maggior consenso, anche in questo caso, tra i dirigenti occupati con alti redditi rispetto ad operai e lavoratori con bassi redditi.
Fonte: http://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121154
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